
Tanto per cominciare, forse quasi tre ore di proiezione sono troppe per un film da seguire con gli occhialini, dopo un pò, passato l'effetto meraviglia, ci si comincia a stancare.

L'idea di fondere fatto storico con una vicenda sentimentale coinvolgente, così da dare all'opera un ampio respiro che la faccia sopravvivere nel tempo, è stata la chiave del successo di Titanic, ma stavolta la vicenda umana (umana?) è troppo esile per non sembrare stucchevole e scontata: resta l'amaro in bocca per tutto quello che avrebbe potuto raccontare e non ha fatto e lascia un senso di incompiutezza drammaturgica.
Il biglietto da visita di Avatar è stato il fattore Attesa: quindici anni di lavorazione e ben 214 milioni di dollari di spese. Non ci si può non chiedere se ne sia valsa la pena. In molto meno tempo, e con molti meno soldi, tanto per fare un paio di esempi, Christopher Nolan ha prodotto la sua intera filmografia, comprensiva dei due capolavori Batman Begins e The Dark Knight, più l'ottimo The Prestige. Allo stesso modo, negli stessi anni, David Fincher ha realizzato sei film, tra i quali i magnifici Se7en, Fight Club e Il Curioso Caso Di Benjamin Button. Entrambi hanno regalato al Cinema innovazione, grandi incassi e, soprattutto, opere di eccelsa fattura. Cameron invece ha fatto Avatar, un ottimo film, certo, ma "solo" un ottimo film. Un pò come pagare una Ferrari e vedersi consegnare una Mercedes.
Insomma Cameron ha consegnato al mondo l'opera ambiziosa, immaginifica e magniloquente che ruminava da decenni, ma troppa attesa può nuocere, creando aspettative spropositate anche per un'artista senza freni quale egli è. Lascia l'impressione che le innovazioni tecniche al servizio delle grandi storie finora siano state sfruttate meglio dalla Pixar (Wall-E e Up da rivedere per credere). Per comprendere appieno il reale valore di Avatar dobbiamo attendere, paradossalmente, che decanti ancora per qualche anno.
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